LE DUE FACE DEI FORCONI

13.12.2013 13:51

  

Irene Rui, Circolo “Carlo Giuliani”, Rifondazione Comunista - Vicenza - Se non ci vai, non puoi vedere e noi ci siamo andati. La prima impressione, superficiale, visiva e uditiva, è quella di una massa di poveri, disperati, di impoveriti. Tante facce di povertà, soprattutto quella nuova fatta di indebitati, esodati, falliti o sull'orlo del fallimento, corrosi dalla tenaglia delle banche e stritolati da Equitalia, dalle imposte di governi capitalistico-finanziari; piccoli imprenditori e commercianti, autotrasportatori e piccoli padroncini, il popolo delle partite Iva, ma anche ex muratori, manovali, impiegati, operai (tutti ex) e qualche studente. Se non ci vai, non puoi vedere e noi ci siamo andati, senza bandiere (altrimenti succedeva come ad un compagno a Teramo). Si sono visti anche sindaci di destra o autonomisti, che svendono il loro territorio, ce l'hanno con i meridionali e gli stranieri e con le minoranze; vedi quelli con la bandiera nazista, con l'aquila e con le croci uncinate (le svastiche), vedi le bandiere della Liga, quelli della Life e dell'autonomia veneta, i “padroni a casa nostra” e quelli della destra di Toniolo e di Forza Nuova. Che ci fanno? Questi sono coloro che hanno organizzato lo sciopero del 9 dicembre, che stanno dietro ai “forconi”, forze che captando il mal contento dei disperati, lo dirigono e lo usano per produrre un golpe e instaurare un governo di estrema destra dai valori razziali. Ci sono molte similitudini con un oscuro passato. Sono coloro che incitano i cittadini, i lavoratori contro altri lavoratori e cittadini, rei di rubare il lavoro, il diritto di quel che rimane del servizio sociale, il diritto alla casa, insomma una guerra fra poveri. Sono quelli che dicono “Tornatene a casa”,”te se venù su per rubar el lavoro a me fio o a me fia”, “No ghe se lavoro qua...torna da dove te se vegnù” “se el nord el ga problemi se colpa del meridione”, “Roma ladrona”, “Brusemoi tutti” “l'Italia a se schiava dee banche e dei ebrei”. È facile, purtroppo, captare il malcontento dovuto ad una crisi economico-sociale, ma anche alla mancanza di un serio ruolo istituzionale che abbia il coraggio di prendere dei provvedimenti a favore dei cittadini, che dia un futuro lavorativo e sociale ai cittadini; un futuro non di regole capitalistico-finanziarie, ma sui diritti civili. Difronte a questa crisi istituzionale e al grande divario tra rappresentanti e rappresentati, dove il linguaggio politico non è quello della gente comune, accade purtroppo, quello che è successo in Germania negli anni '30, dove sono gli acclamatori del disagio, che usano un linguaggio e azioni populiste per scopi diversi dal grido di aiuto dei disperati, a raggruppare le persone che sono istigate, sotto la pressione della disperazione e della crescente rabbia, ad azioni a danno di altri cittadini. Un popolo reso ignorante da più di vent'anni di mancato investimento nella cultura e nella scuola, e da una propaganda sottoculturale e consumistica, è facilmente soggiogato.