Ricevuto da Lorene Garzotto, Donne NO DAL MOLIN - Abbiano cercato inutilmente sui grandi quotidiani nazionali articoli che parlassero di uno stupro avvenuto a Vicenza nel novembre scorso. Ma la ricerca è stata quasi vana, perché la vicenda ha ‘meritato' qualche articolo sulla stampa locale e al massimo un trafiletto su quella nazionale. Eppure i media italiani ultimamente sembrano molto sensibili alla denuncia degli stupri e della violenza sulle donne, ma in misura maggiore proporzionalmente alla distanza tra noi, l'Italia, e l'evento. E quindi in base a questa logica sono gli eclatanti e barbari stupri la cui eco ci giunge dalla lontana India a guadagnare le prime pagine.
La notizia è questa: un militare statunitense di 21 anni è indagato dalla procura della Repubblica di Vicenza per violenza sessuale e sequestro nei confronti di una ragazza, minorenne, residente a Schio, nel vicentino. La vicenda al centro degli accertamenti della procura risale al mese di novembre, quando la ragazza, assieme ai fratelli, si era recata in una discoteca vicino alla caserma 'Ederle' a Vicenza. Lì, secondo quanto denunciato ai carabinieri dalla vittima, aveva conosciuto il giovane militare. Alcune ore dopo era uscita dal locale e l'uomo, ubriaco, l'aveva inseguita e poi fermata con una scusa. Poi l'avrebbe obbligata a seguirla in un vicolo buio e appartato e l'avrebbe violentata. Dopo lo stupro l'adolescente aveva fatto ricorso alle cure mediche e si era poi recata subito dai carabinieri a sporgere denuncia contro il violentatore. Uno stupro di una minorenne da parte di un militare statunitense in un territorio già occupato e vandalizzato dalle truppe di Washington come quello di Vicenza non merita le prime pagine o le home page dei principali quotidiani? Evidentemente no...
Jerelle Lamarcus Gray è accusato di violenza sessuale aggravata e di sequestro di persona ma il giudice non ha accolto la richiesta della procura per il fermo e la “punizione” massima che ha avuto è quella di rischiare il trasferimento in un’altra base militare italiana.
Ecco, lo Stato lo accoglie ancora e lui probabilmente potrà continuare a prestare servizio militare malgrado abbia rovinato la vita di una ragazza, poiché il giudice ha stabilito che non c’e’ rischio di reiterazione del reato. Come se uno stupro in sé non sia poi così grave. Quanto è grave uno stupro in Italia se non merita l’applicazione della pena? Su quale base si stabilisce che il reo non abbia a maggior ragione piu’ voglia di reiterare una volta rilasciato e dunque dopo aver percepito l’impunibilità? Lo stupro è ancora considerato come reato contro la morale o peggio è stato quasi tutto legalizzato? Stiamo parlando del provvedimento di un giudice e non della difesa del suo avvocato, il che e’ gravissimo!
Continuiamo ad assistere ad un sistema giudiziario che non solo non è incapace di tutelare le donne ma si schiera contro di esse, soprattutto quando deve garantire la sacralità di una divisa sia pur essa macchiata di sangue. Una notizia che dovrebbe fare il giro del mondo data la sua gravità.
Qui non sto discutendo su quanto è grave la violenza compiuta da un militare piuttosto che da un civile ma dell’importanza che ancora oggi riveste una divisa nel nostro paese. Un Paese che ogni anno- anche con la grave crisi economica in cui versa-investe miliardi di euro per le missioni all’estero. Chi approva la guerra approva anche la violenza perché la guerra è violenza pura. Non stupisce perché reati contro la persona come il femminicidio e lo stupro non creino scandalo, molti dei quali hanno luogo proprio durante quelle missioni che il nostro paese definisce “di pace”. E lo stupro è da millenni un’arma di guerra, lo testimoniano tantissime iconografie e scritti, fa parte del loro “pacchetto” acquisito negli ambienti militari. Per questo e’ grave non considerare il rischio di reiterazione.
NON POSSIAMO PASSARE INOSSERVATA la violenza. Anche se è già passato tempo, non importa, dobbiamo ricordare, denunciare. perchè succederà ancora. Il recente caso della ragazza di Schio violentata da un militare Usa ci riporta alle conseguenze che volevamo evitare. Vogliamo ricordare che le basi e il mondo militare sono collegati al maschilismo al disprezzo e allo sfruttamento delle donne, e che la violenza sessuale si abbatte su compagne e anche su compagni militari, sui "nemici" e sulle donne in genere. Attorno alle basi fiorisce lo sfruttamento sessuale, che spesso prende forme di vera violenza da parte dei soldati, come ricordano le prostitute di Pordenone, attorno ad Aviano, e come a Vicenza con orrore ricordiamo per uno dei casi, quello della ragazza nigeriana ridotta in fin di vita da un “combattente” Usa, che al processo ha avuto le attenuanti dello stress subito nella guerra in Iraq. La guerra fa male a tutti: la violenza dei soldati Usa fuori di testa si abbatte sulle donne, comprese le partner e le colleghe: sono 3000 gli stupri denunciati dalle soldatesse americane nel 2008 compiuti dai loro commilitoni, aumentati dell'11% nel 2009, mentre aumentano le violenze in famiglia dei reduci di guerra, oltre il tasso di suicidi, indice di grave sofferenza psichica (v. articoli War torn, New York Times, 2008). Nel nuovo dispiegamento della 173° Brigata Usa a Vicenza è stato predisposto un servizio imponente per i disturbi mentali dei reduci, che quindi sono messi in conto. Queste guerre fanno male a noi e a loro stessi, alla cultura della vita e alla convivenza.