SCOPIA LA RIVOLTA CONTRO LA PRESENZA DEI SINTI, ANCHE IN VIA ZAMENHOF. CONTINUA LA DIASPORA E IL PORRAJMOS
l dramma indimenticabile della diaspora rom e sinti (più di 50.000 ammazzati duranti il regime nazista), non ha fine nemmeno nel ventunesimo secolo. Un porrajmos continuo, basato su un'intolleranza dovuta soprattutto all'ignoranza, alla non cultura, alla non conoscenza, alla paura fondata su stereotipi comuni e radicati nei secoli, ai quali non c'è mai stata una volontà per il superamento. Una scarsa cultura che coinvolge cittadini, politici, e sindaci, che invece di farsi portatori per il superamento di questi stereotipi, forse per pigrizia, forse per comodità, non acquisiscono informazioni sufficienti o le apprendono in modo superficiale, venendo meno alla loro posizione di primi cittadini e d'esempio agli altri.
Sui web e sui quotidiani, si possono notare affermazioni preoccupanti e spesso al limite razziale dovuti alla scarsa conoscenza: “Chi tutela i lavoratori, chi mi dice che quando vado a casa non mi seguano e magari si introducano in casa?”, “Abbiamo clienti che arrivano da tutto il mondo e cosa gli facciamo vedere?”, “A preoccuparci non sono i nomadi che vivono in città, ma il fatto che se ne possano aggiungere altri”, e si può continuare con asserzioni peggiori (chi è curioso giri per il sito Facebook del comune di Vicenza o su quello del gruppo di Torri di Quartesolo).
Ma dietro a tutto questo cosa si nasconde? Un ritorno del razzismo, con lati molto preoccupanti, e questo grazie al degrado socio-culturale, dovuto ad anni di sottocultura mediatica e ad una crescente crisi economica e sociale, che crea una guerra tra poveri.
Quelli di via Zamenhof dovrebbero preoccuparsi in ogni modo, piuttosto per la vita litigiosa e a volte criminale notturna che per la presenza provvisoria, di queste famiglie sinti stanziali.
L'intolleranza dimostrata in questi giorni, contro un trasferimento provvisorio, ci ricorda un epoca che sulla carta, è stata condannata, quella nazista e per cui il 27 gennaio si celebrerà la giornata della memoria; se non che superata la giornata, gli atti delle amministrazioni, anche di centro sinistra, non sono dissimili da quelle degli anni 30 e 40 del secolo scorso. Si continua a istituire aree, in cui per famiglie rom o sinti, con regolamenti né rispettosi della cultura delle popolazioni, né della libertà delle persone. Si emarginano, si ghettizzano, i sinti e i rom, senza dare loro la possibilità reale, di interazione ed integrazione con la nostra comunità. Si trattano queste popolazioni come la peste, invece di avvicinarle, conoscerle e stringere anche dei rapporti di amicizia. Si vedono sindaci e cittadini residenti in aree limitrofe ad una probabile area residenziale, anche provvisoria, che si strappano i capelli, disperati per un pericolo non reale, senza conoscere le famiglie che compongono la comunità, sparando sentenze od ipotesi senza senso.
Brutti, cattivi, vagabondi, associali e atti alla delinquenza affermavano Robert Riter e i suoi collaboratori, basandosi sui studi di Lombroso, negli anni 30 e 40 del '900, in epoca nazista. A quanto sembra, quelle definizioni sono entrate non solo nel senso comune, ma anche nella cultura dei primi cittadini del Centro-Sinistra.
Irene Rui segretaria del Circolo PRC “Carlo Giuliani” di Vicenza nordest